Dieta e artrite reumatoide

14 Giugno 2007 By Paolo Palmas

L’Artrite Reumatoide è una malattia infiammatoria cronica che colpisce la membrana sinoviale delle articolazioni, producendone un aumento di volume che invade la cartilagine, la quale viene erosa e successivamente distrutta; l’infiammazione tende ad interessare tutti i tessuti che circondano l’articolazione, che viene gradualmente consumata, provocando nel tempo dolore e invalidità in chi ne soffre. E’ una malattia autoimmune, determinata cioè dall’autoaggressione di anticorpi del sistema immunitario verso i tessuti colpiti. Essendo una malattia sistemica può interessare altri distretti, come occhi, polmoni, reni e cuore.

Come molte delle malattie autoimmuni l’eziologia è incerta, anche se si sostengono predisposizioni genetiche, stili di vita inadeguati, compromissioni del sistema immunitario, alimentazione non corretta e presenza di allergie o intolleranze alimentari.

Il ruolo dei fattori dietetici nelle affezioni immuno-mediate sono sempre più evidenti; in particolare si è dimostrato che gli alimenti possono evocare risposte immunologiche in condizioni di normalità con manifestazioni di tipo autoimmunitario, e questi ultimi sono certamente importanti nella genesi delle malattie reumatiche. Inoltre numerose segnalazioni anamnestiche riportano l’insorgenza di malattie immunologiche correlate ad ingestione di particolari alimenti ( per esempio latte e derivati).

Uno dei ruoli fondamentali per capire l’importanza della dieta in questo tipo di malattie immunologiche è quello svolto dal tratto gastrointestinale nell’assorbimento degli alimenti. In questa sede avviene infatti un contatto prolungato tra gli antigeni ( di varia natura, anche alimentari) e le strutture deposte al loro riconoscimento; l’eventuale assorbimento di questi antigeni esogeni può portare alla formazione di immunocomplessi, con conseguente produzione di anticorpi cross-reattivi spesso responsabili di fenomeni infiammatori a carico dei tessuti, tra cui le articolazioni. Evitare quindi la sollecitazione infiammatoria intestinale, migliorando così l’efficienza della risposta immunitaria, è quindi uno degli aspetti più interessanti da perseguire. In questo senso lo studio di eventuali intolleranze o allergie alimentari può fornire un substrato di lavoro da non sottovalutare; recentemente da numerosi studi emerge il frequente riscontro di ipersensibilità alimentari per latte e derivati, sale, lievito e in taluni casi anche soia in pazienti con diagnosi di AR. La riduzione o il controllo alimentare di questi cibi può significativamente migliorare il quadro clinico del pz o stabilizzarne le caratteristiche di cronicità.

In tutti i casi di artrite, e a maggior ragione per l’AR, l’esercizio fisico svolto con regolarità ha una funzione essenziale nella prevenzione e nella cura; rinforza i muscoli che proteggono le articolazione e contribuisce a prevenirne l’irrigidimento. Con l’attività fisica inoltre si combatte il sovrappeso; poiché quest’ultimo è causa di aumentata sollecitazione articolare, la perdita di peso corporeo ottenuta a seguito di modificazioni dietetiche è stata suggerita come una possibile spiegazione del miglioramento clinico riscontrato in numerosi lavori scientifici.

Corrispondenze nutrizionali e di supplementazione

In caso di AR gli alimenti consigliati sono cibi depurativi ed antinfiammatori, come ananas, ciliegia e uva rossa (e comunque frutta e verdura fresche in genere), cereali integrali (ma non la crusca di frumento, fibra non solubile che potrebbe concorrere a sostenere lo stato infiammatorio intestinale), soia (se non vi è una reattività specifica), sardine, salmone, aringhe, sgombri e merluzzo; da ridurre o evitare carni suine, latte e derivati, zucchero bianco, sale e lievito.

Alcune ricerche hanno dimostrato l’efficacia di alcune sostanze capaci di potenziare e/o inibire alcuni sistemi biologici responsabili del processo infiammatorio: le principali sono gli acidi grassi essenziali omega-6 e omega-3, coinvolte in vari meccanismi, tra cui il più studiato è la riduzione della sintesi di prostaglandine e leucotrieni, responsabili del processo infiammatorio. Per il controllo dell’infiammazione è inoltre opportuno provvedere all’integrazione ai pasti principali di vitamina E.

Sotto il profilo alimentare la naturopatia suggerisce inoltre l’utilizzo di piante in grado di modulare la risposta infiammatoria a livello sistemico, come Curcuma, Zenzero e Liquirizia, meglio se sotto forma di estratti secchi.

Infine la naturopatia presta particolare attenzione al terreno individuale, e in particolare allo stato di acidosi dell’organismo e al ripristino dei valori ottimali del ph interno. L’eccesso di scorie acide, causato da stress e dall’ingestione di troppi cibi acidificanti e di pochi alcalinizzanti provoca infiammazione e distruzione della cartilagine; in questi casi si possono consumare citrati alcalini, che aiutano il corpo a neutralizzare gli acidi in eccesso.

Staff Nutrifood.