Crudo e sano, nuova frontiera della nutrizione moderna

9 Agosto 2017 By Paolo Palmas
La possibilità di avvicinarsi a culture lontane, grazie alla “globalizzazione”, ha permesso la conoscenza di nuovi trend alimentari, con la diffusione di preparazioni fino a pochi anni fa in parte sconosciute.
Tra queste, il consumo di cibi crudi ha scalato velocemente le tappe, diventando anche una gustosissima moda; rispettando le norme igienico-sanitarie che ne mettono al riparo il consumatore da agenti contaminanti, una tartare di pesce o un carpaccio di vitello non sono in effetti soltanto pietanze sane, buone e leggere, ma secondo una certa corrente di pensiero anche nutrizionalmente più valide.
Preferire il consumo di cibi crudi, oltre al gusto personale, può infatti rappresentare anche uno stile alimentare ben definito; il regime “crudista” (dal cosiddetto Raw Foodism fino alla Raw Paleolithic Diet), basato sul consumo di verdure, carne e pesce crudi, non lavorati e provenienti da agricoltura biodinamica, offre numerosi vantaggi anche dal punto di vista nutrizionale.
L’assenza di cottura infatti mantiene inalterato il pool di enzimi (amilasi, lipasi e proteasi) che l’alimento stesso si porta dietro e che serve per la sua digestione; è noto infatti che la cottura oltre i 50°C degrada la struttura enzimatica del cibo, favorendone la distruzione. Inoltre, il procedimento di cottura determina anche la perdita di vitamine e sali minerali, in percentuale differente a seconda del metodo utilizzato.
Secondo la filosofia “crudista”, la pietanza cruda manterrebbe anche un maggior quantitativo di fattori antiossidanti, importanti per ritardare l’invecchiamento cellulare e proteggere dal rischio di malattie degenerative, come il cancro. Si ricorda che, in questo senso, la cottura dei cibi favorisce la produzione di componenti acidi, condizione questa favorente la degenerazione tumorale, mentre l’alimento crudo conserva fattori organici a potenzialità alcalinizzante.
Naturalmente, per evitare tossinfezioni alimentari, è bene assicurarsi di scegliere componenti igienicamente sicuri e privi di contaminazioni; nessun alimento è infatti sterile, e dopo un certo periodo di tempo possono presentarsi alterazioni organolettiche dovute alla presenza di microrganismi patogeni.
 
Paolo Palmas
Naturopata Nutrizionista, Resp. Nutrigroup