Coronavirus, potenziamo le difese

21 Marzo 2020 By Paolo Palmas
L’allarme suscitato in questi ultimi giorni dalla diffusione del coronavirus ha mobilitato l’attenzione dell’opinione pubblica, sollecitando informazioni anche sulle possibilità di attuare e potenziare ogni genere di difesa personale.
Sempre utile evidenziare l’importanza di comportamenti NECESSARI alla profilassi ed al contenimento della diffusione del contagio: stare a casa il più possibile, limitare l’accesso a luoghi con elevato assembramento di persone, mantenere una distanza di sicurezza di almeno 1,5 metri, pulizia e detersione frequente delle mani con acqua e sapone per almeno 20 secondi o con soluzioni a base di alcol etilico almeno al 60%, protezione di occhi, naso e bocca con eventuali mascherine e occhiali.
Anche la detersione delle superfici ambientali è importante; benché non si conoscano i tempi di sopravvivenza del SARS-CoV2 nell’ambiente (essendo un virus “nuovo”), la maggior parte dei dati esaminati dall’analisi di 22 studi relativi ai coronavirus umani (tra cui quello della SARS e della MERS) ha permesso di evidenziare un tempo di sopravvivenza sulle superfici compreso tra 2 ore e 9 giorni (Persistence of coronaviruses on inanimate surfaces and its inactivation with biocidal agents, Journal of Hospital Infection, 2020).
Pur interpretando nel modo corretto i numeri dei contagi e dei decessi in rapporto anche all’influenza stagionale (i dati dell’Istituto Superiore di Sanità relativi al periodo novembre 2017-febbraio 2018 indicano per la “normale” influenza stagionale una mortalità diretta per circa 8000 persone ed una indiretta per 24.000 soggetti portatori di patologie concomitanti, mentre molto più recentemente il CDC di Atlanta negli Stati Uniti per la mortalità da influenza 2019-2020 parla di 15000 decessi di cittadini americani per il virus influenzale tra ottobre 2019 e febbraio 2020), è utile fornire qualche suggerimento per l’impostazione di una strategia di potenziamento delle difese immunitarie personali, che non può prescindere da una condotta alimentare antinfiammatoria e individualizzata, da una supplementazione mirata e dalla particolare attenzione al microbiota intestinale e quello polmonare.
Per quanto riguarda il primo punto, Nutrigroup nei suoi centri da sempre suggerisce un’alimentazione che controlli l’impatto infiammatorio individuale, al fine di potenziare l’efficienza del sistema immunitario; per ottenere questo risultato è necessario limitare gli alimenti ad alto carico glicemico, bilanciare correttamente i gruppi alimentari, assumere quotidianamente una congrua quota di vegetali di stagione (almeno una volta al giorno crudi, componendo il piatto con almeno 3-4 varietà colorate differenti), e modulare il rapporto degli acidi grassi assunti in considerazione delle proprie abitudini alimentari (si ricorda che nell’attuale contesto sociale, vi è una prevalenza marcata di grassi della linea omega-6, da cui derivano citochine infiammatorie, rispetto alla serie omega-3 che sono precursori di “resolvine” antinfiammatorie). L’indicazione alla riduzione degli zuccheri peraltro si allinea ad un recentissimo studio pubblicato su Emerging Infectious Diseases a gennaio 2020 (Diabetes mellitus, hypertension, and death among 32 patients with MERS-CoV infection), in cui la severità dell’infezione respiratoria dal Coronavirus della MERS e la sua letalità risultavano fortemente correlati al diabete.
L’individualizzazione delle scelte alimentari è conseguente alla raccolta dei dati anamnestici, al profilo biologico personale, alla eventuale presenza di infiammazioni da cibo individuali (intolleranze), alla costituzione e allo stile di vita, e giustifica la programmazione di una consulenza nutrizionale mirata; in questo momento appare comunque opportuno preferire alimenti ricchi in vitamina C (in particolare agrumi, kiwi, broccoli e peperoni), omega-3 (salmone, merluzzo, alici, sardine, sgombri, frutta secca a guscio e semi) e alimenti buone fonti di selenio (in particolare riso integrale, noci e semi di senape).
Il selenio è anche uno dei principali minerali da supplementare; un’interessante ricerca pubblicata su Nutrients nel mese di settembre 2019 (Selenium, Selenoproteins and Viral Infection) ha evidenziato l’importanza di adeguati livelli di selenio nel sangue al fine di contrastare la diffusione di molti virus e ridurne l’infettività. Anche l’integrazione di zinco, rame e manganese è importante per la modulazione dell’attività immunitaria, mentre l’utilizzo di fitoderivati come il Sambuco inibisce il legame che si instaura tra virus e membrane cellulari delle mucose respiratorie, ostacolando l’ingresso nelle cellule del materiale genetico virale.
Infine il microbiota; a livello intestinale è noto che attraverso la regolazione della risposta immune sistemica il microbiota è in grado di influenzare lo sviluppo e la reattività del tessuto linfoide associato, e di adempiere alle sue funzioni di protezione contro gli attacchi da parte di agenti patogeni, sia nella risposta immunitaria primaria che secondaria. A livello polmonare, un recentissimo studio del 1^ marzo 2020 pubblicato sull’American Journal of Respiratory and Critical Care Medicine ha evidenziato che il microbiota polmonare di pazienti in condizioni respiratorie critiche presenta modificazioni associate ad un’alterata immunità polmonare; in particolare, la presenza a livello polmonare di Lachnospiraceae ed Enterobacteriaceae, normalmente presenti nell’intestino, si associa ad esiti peggiori e più infausti dei pazienti ricoverati in terapia intensiva e che necessitano di supporto ventilatorio.
Influenzando direttamente la composizione microbica intestinale, sia per varietà che per tipologia, la dieta è probabilmente tra i fattori decisivi anche per la composizione del microbiota polmonare.
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Paolo Palmas
Naturopata Nutrizionista, Resp. Nutrigroup.