FREQUENZA DEI PASTI E IPERTENSIONE

25 Maggio 2021 By Paolo Palmas

Da tempo è stato riconosciuto un ruolo importante dell’alimentazione in molte forme di ipertensione arteriosa, per alcune delle quali si è potuto anche dimostrare un rapporto “causale”. La scelta, per esempio, di una condotta alimentare a basso carico di sodio concorre fortemente a migliorare, se non risolvere, alcune forme di ipertensione senza l’ausilio di terapia farmacologica; in questa direzione si ricorda che recentemente l’OMS ha emanato nuove linee guida che riducono la quantità giornaliera di sodio nell’alimentazione, abbassandola a 2 grammi (più o meno corrispondenti a 5 grammi di sale).

In altre osservazioni si è invece confermato il ruolo delle intolleranze alimentari sul mantenimento di alcuni stati ipertensivi, osservando marcati miglioramenti in oltre il 40% dei soggetti che seguivano una dieta restrittiva per gli alimenti responsabili di ipersensibilità.

Uno studio di matrice coreana (Eur J Clin Nutr. 2014 Apr;68(4):481-9) ha dimostrato che anche la frequenza dei pasti nella giornata può essere associata alla riduzione dei fattori di rischio cardiovascolari, in questo caso l’ipertensione. Durante il lavoro sono stati osservati 4625 soggetti di età superiore a 19 anni, per i quali è stata analizzata la frequenza dei pasti e la presenza di snacks; i risultati hanno dimostrato che in coloro che consumavano 5 pasti al giorno (colazione, pranzo, cena e 2 snacks) la pressione sistolica è diminuita di 3 mm Hg e quella diastolica di 2 mm Hg rispetto a coloro che non programmavano spuntini, indipendentemente dall’indice di massa corporea. Secondo studi prospettici questi dati si assocerebbero ad una diminuzione del 17% del rischio di ipertensione, del 14% del rischio di ictus e del 6% di coronaropatia.

Chi frequenta i centri Nutrigroup è già informato che periodi di digiuno prolungato oltre le 5 ore, al netto di protocolli di “pulizia” orientati al digiuno intermittente, possono contribuire all’aumento della resistenza insulinica e dell’obesità viscerale; queste condizioni, attraverso il mantenimento di uno stato infiammatorio di basso grado, sono in grado di favorire e sostenere valori pressori elevati in molti individui.

Paolo Palmas

Naturopata Nutrizionista, Resp. Nutrigroup