Additivi sospetti nel pesce

2 Giugno 2007 By Paolo Palmas
La denuncia di “Eurofishmarket”, la nuova rivista del mercato del pesce, è preoccupante: molti additivi, alcuni dei quali clandestini e venduti in sacchi di carta da 25 chili, sarebbero aggiunti ad alcuni tipi di pesce al fine di evitarne il deterioramento olfattivo e prolungarne artificialmente la conservazione.
Servirebbero a “toilettare” alcuni filetti di pesce, oltretutto consentendo di aumentarne il peso fino al 15 per cento perché vengono messi in una soluzione acquosa e senza che esteriormente si noti alcuna differenza con i filetti non trattati.
Altri additivi servirebbero a rendere lucidi tutti i tipi di pesce, ad ammorbidirne la carne e ad evitare la perdita di peso di calamari, seppie, polpi e totani quando vengono scongelati. In genere si tratta di additivi che vengono sciolti in acqua, ove poi viene messo a bagno il pesce.
L’Unione Nazionale Consumatori rende noto che stranamente l’ Unione Europea ha autorizzato alcuni additivi nel pesce fresco con Direttive recepite in Italia dal decreto ministeriale n. 209/1996. Si tratta di antiossidanti che evitano l’imbrunimento del colore (citrati di calcio) e di additivi che aiutano a prolungare la conservazione artificialmente (è il caso di solfiti nei crostacei e nei molluschi).
Come mai per le carni l’uso di queste sostanze non è consentito e ogni anno molti macellai finiscono nell’albo dei sofisticatori per aver impiegato i solfiti nella carne macinata?
Non c’è da stupirsi, quindi, se nei pesci vengono usati anche additivi non autorizzati e in varie miscele.
Staff Nutrifood